curated by Carlo Sala
Il progetto Human Image Recognition guarda alle implicazioni che derivano dall’incapacità degli algoritmi di raggiungere la massima efficacia e precisione nel definire i contenuti a essi sottoposti, soffermandosi in particolare su quelli di natura visiva. L’artista Alessandro Sambini si interessa a questa sorta di “fallimento” che, invece di essere visto in chiave negativa, pare intrinseco alla natura stessa della macchina: questa performatività incompiuta sembra umanizzare lo strumento tecnologico e perciò, per realizzare le opere della sua nuova serie, Sambini ne imita il metodo.
L’autore, sostituendo all’azione fredda della macchina la propria vista, tenta di dare a ciascuna delle immagini costitutive di alcune serie un significato autonomo rispetto alla volontà originaria dei loro creatori. L’analisi di ogni frammento è accompagnata da una percentuale di affidabilità delle scelte compiute che non segue criteri statistici, ma evoca delle specifiche cifre mutuate da vari dispositivi tecnologici – parte di una grammatica visiva digitale che oggi è una sorta di nuovo paesaggio quotidiano dello sguardo – a cui l’artista inconsciamente associa stati emotivi, sensazioni e ricordi. Alla base del lavoro c’è una serie di fotografie vendute da IKEA e Leroy Merlin o tratte dal settimanale The Economist, su cui l’autore agisce manualmente attraverso delle scritte.
Alessandro Sambini interpreta le immagini in modo intimo, attingendo a un bagaglio di esperienze e conoscenze profondamente personale, e che non può pertanto avere alcun riflesso oggettivo: pur seguendo il modus operativo della macchina, arriva a sondare la propria memoria visiva convocando una pluralità di fonti, ricordi e reminiscenze, come se ci trovassimo tra le pagine di un testo proustiano: in questa analisi compaiono infatti riferimenti a sogni, frammenti rapsodici dalla cultura popolare e opere d’arte che spaziano tra razionalità e memoria inconscia.
La mostra presenta il progetto vincitore della decima edizione del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri Onlus.
La giuria del premio era composta da Daniele De Luigi, Francesca Lazzarini, Giangavino Pazzola, Valentina Tanni e Carlo Sala.