Durante la pandemia, il mondo della cultura e della moda hanno subito un enorme arresto. Tutto ciò che era considerato “patinato” è stato messo in stand-by per occuparsi di questioni più gravi. Allo stesso tempo, però, il periodo di isolamento ha fatto riflettere le persone sull’importanza di un “mondo”: quello dell’immagine e della cultura. Un mondo che troppo spesso è stato definito come secondario nella vita delle persone e nella percezione che si ha di sé stessi.
Ci si è resi conto che la bellezza e la cultura sono, in tutte le loro forme, un bene necessario per conoscersi ed esprimersi. Un abito non è solo un abito, ma un modo di esprimere il proprio carattere, la propria creatività e il proprio stato d’animo. Osservare un’opera d’arte in una galleria o in un museo non è solo la mera fruizione del gesto stilistico di un artista, ma un’esperienza estetica che porta benessere interiore e che, come diceva Kant, diventa “un’esperienza particolare” di contemplazione disinteressata. Le mascherine hanno fatto capire quanto fosse importante e spesso data per scontata la possibilità di indossare un rossetto o un po’ di trucco, anch’essi modi di comunicare la propria personalità e il proprio umore.
Paradossalmente, dopo questo periodo di isolamento il mondo dell’immagine e della cura di sé, dell’estetica, dell’arte e dell’intrattenimento ha acquistato una forza mai avuta in precedenza. Da qui, lo “stupore ritrovato”: ritrovarsi ad analizzare sé stessi, le proprie abitudini, la propria estetica, il piacere di indossare un rossetto deciso, di mostrare il proprio volto e il proprio corpo. Quel corpo spesso messo da parte e quei piccoli momenti di cura per sé stessi sono stati rivalutati come espressione imprescindibile del mondo interiore, dove è possibile mettere al centro il proprio benessere.