What things are not
‘Quello che le cose non sono’ è allo stesso tempo un modo per riflettere sulla rilevanza della fotografia nell’era dell’informazione, in cui le immagini vincono sulla narrazione del presente indipendentemente dalla loro veridicità, e un metodo di ragionamento sui due paesaggi – fisico e digitale – in cui oggi esistiamo contemporaneamente. Qual è la differenza tra acqua cristallina, una fotografia di acqua cristallina e il rendering 3D dello stesso elemento in termini di valore rappresentativo? Che tipo di effetto ha la rappresentazione della realtà sulla realtà stessa? Cosa succede all’identità e alla memoria quando il paesaggio mente? Come insegna la filosofia esiste una realtà analitica, che ha creato i luoghi del consenso dell’era della tecnica, ma esiste anche l’ermeneutica che ci consente di leggere la realtà interpretando gli elementi del reale per arrivare a una comprensione profonda del luogo, del tempo e della nostra funzione in essi.
Il progetto è iniziato al National Center of Contemporary Arts di San Pietroburgo ed è costituito da stampe realizzate scaricando immagini da popolari siti di stock-images, installate poi in spazi pubblici e fotografate per sovrapporre il paesaggio digitale a quello fisico. Utilizzare lo spazio pubblico come studio – aggiungendo, spostando o rimuovendo i dettagli al fine di ottenere uno scontro di significati – è un atto giocoso e politico allo stesso tempo. In costante equilibrio tra osservazione e azione, emula ciò che i governi fanno – o lasciano fare – su larga scala per inquadrare la percezione della realtà e costruire l’identità condivisa. Nella narrazione politica il presente è molto presente, ma passato e futuro non sono necessariamente consequenziali. Un monumento in ristrutturazione coperto da una stampa che raffigura la texture del marmo è lo stesso monumento temporaneamente non disponibile o un monumento completamente nuovo con un nuovo significato?