Sebbene non appartenenti a un singolo lavoro, le immagini si ineriscono all’interno di un’unica ricerca sul rapporto tra proliferazione di info-stimoli e processi di soggettivazione. Nello specifico mi interessa analizzare come il caos semiotico accelerato dalla digitalizzazione possa produrre un flusso di segni indecifrabili che non permette un’elaborazione emozionale delle informazioni processate.
La stratificazione di contenuti visivi ha avuto come conseguenza lo svuotamento di senso degli stessi, così che le immagini, non più capaci di riferire un significato, esistono solo nella loro forma di dato sensoriale: sono ovunque, ma ovunque invisibili.
In questa frattura della trasmissione del senso, e in contro canto rispetto alla saturazione di immagini, emerge il vuoto emotivo e esistenziale, la perdita di coordinate.
Da qui la necessità da un lato di registrare l’inquinamento semiotico a cui siamo sottoposti, dall’altro di suggerire una riappropriazione della propria esperienza emotiva.
È all’interno di questa ricerca che si inseriscono i due still di un precedente lavoro video, in cui immagini-intrattenimento prese da Instagram sono accompagnate da espressioni di dolore e di sincerità. In Screenshot appare, come un disturbo e un promemoria, un frammento di riflessione di D. F. Wallace su cinismo e sentimenti. Infine La Immagini è un’immagine-monologo in cui si susseguono e confondono riflessioni su e contro le immagini stesse, descrizioni di fotografie, parole mie e parole non mie, in totale apertura al caos interiore e della rete.