Le cavallette, nsenene nell’idioma locale, sono sia una prelibatezza che una fonte di guadagno in Uganda. Migrano in massa due volte all’anno, immediatamente dopo la stagione delle piogge, invadendo il cielo in sciami immensi prima dell’alba. Ogni notte una grossa fetta di popolazione resta sveglia fino alle prime luci del giorno per catturarle e venderle. Trappole fatte con barili e lastre di metallo sono piazzate ovunque, anche sui tetti, e per attrarre gli insetti si ricorre a lampadine ad alta luminosità. Vengono anche usate bottiglie di plastica, reti e sacchi di iuta, e ci sono persone che catturano le cavallette a mani nude. L’ubique presenza degli insetti e la luce verde diffusa dalle nebbie e dai fumi dei falò creano uno scenario surreale, rinforzato dalla stranezza delle tecniche di caccia e dagli strumenti costruiti. Momenti di intensa attività si alternano a lunghe pause, durante le quali le persone si riposano.
Catturare e mangiare cavallette è una tradizione antica in Uganda e il loro alto valore proteico le rende una potenziale risorsa alimentare per il futuro. Come dichiarato dalla FAO nel 2013 l’introduzione di insetti commestibile nella dieta di un maggior numero di persone può contribuire alla lotta alla fame nel mondo e migliorare la sicurezza alimentare.
Negli anni recenti però, la deforestazione ha ridotto il numero di insetti migratori, e i cambiamenti climatici hanno reso le piogge stagionali più imprevedibili. La tempistica di disposizione delle trappole è cruciale e un errore in questa attività può mettere in pericolo il raccolto e causare gravi perdite. La caccia alle cavallette si trova su un precario confine fra passato e futuro, tradizione e innovazione, e può fornire uno spunto per capire l’identità ugandese e le prospettive dell’intero pianeta.